Intervista a Armonite

1) Benvenuti su System failure. Presentatevi ai nostri lettori in poche righe…

Rock strumentale per violino elettrico, basso, batteria e tastiera. Dal prog metal all’hard rock, dalla classica alla world music, senza rinunciare all’elettronica e a un pizzico di cultura pop.

2) Come nasce in voi la passione per la musica?

Ho iniziato musica a 5 anni, ma si sa, pratica e passione sono due cose diverse. La passione si è innescata nell’adolescenza, quando ho cominciato a voler comunicare col mondo. A quel punto avevo già un lessico musicale piuttosto ampio. Ancora oggi mi è più facile comunicare con la musica che con le parole.

3) Che musica ascoltate? Quali artisti vi hanno influenzato maggiormente? Nominate anche 3 album che hanno segnato la vostra vita…

Beatles, Deep Purple, Yes, Rush, EL&P, Jethro Tull, Queen, Metallica, Pantera, Nirvana, Foo Fighters, Dream Theater, Queensryche, Spock’s Beard, Porcupine Tree, Yanni, Vangelis, Andrew Lloyd Weber – giusto per fare qualche nome, oltre alla musica classica e alla world music. A 16 anni avevo cominciato ad ascoltare quache band metal per ribellarmi alla mia formazione classica, ma non avevo mai sentito niente come “Images and Words” dei Dream Theater: è un album che ha cambiato le mie prospettive. Aggiungo il “Live at the Acropolis” di Yanni e “Jesus Christ Superstar” di Andrew Lloyd Weber.

4) Tra i tanti generi perché avete scelto la musica progressive rock?

Non abbiamo scelto niente! Non c’è nessun etichetta che precede una creazione spontanea. Prendi tutto quel che hai ascoltato nella vita, lo metti in un frullatore e quel che sortisce è il vocabolario che impieghi per comporre. I nostri brani nascono da un vocabolario caleidoscopico perché ci piace ascoltare musica di qualità senza riserve di stile. Per il precedente album pensavamo al prog metal; per quest’ultimo, preferisco usare una definizione più generica, tipo “rock strumentale”.

5) Come nascono le vostre canzoni? Parlate del processo creativo alla base…

La nostra musica nasce da un’idea di movimento che passa attraverso l’immaginazione: scene di vita, storie, traumi, paure, passioni che scaturiscono da una sequenza di immagini. La vita e la gente offrono un ampio campionario da cui trarre spunto, insieme a tutto quel che muove dalle nostre passioni: il cinema, la tecnologia, i videogiochi, i libri, i viaggi… Quando leggi un libro o guardi un film, sei investito da una tale quantità di idee da sviluppare che si susseguono come in una sorta di effetto domino.

6) Una domanda emozionale. Come vi sentite quando suonate?

Ci sentiamo privilegiati di poter creare una connessione con il pubblico, comunicare qualcosa senza l’ausilio delle parole e poterla condividere con tutti. È la cosa più importante per ogni artista.

7) Parliamo del vostro ultimo disco intitolato “And The Stars Above”. Come è nato? Dove è stato registrato?

Sulla scia dell’album precedente, “And the Stars above” è incentrato sulla potenza espressiva del violino suonato da Jacopo Bigi. Ad interpretare le musiche composte da me, si aggregano anche Colin Edwin (già Porcupine Tree) e Alberto Fiorani al basso; Corrado Bertonazzi, Emiliano Cava e Jasper Barendregt alla batteria. Il sound dell’album è orientato alla colonna sonora con elementi, spero, di immediata orecchiabilità. È stato registrato da Federico Provini presso il PFL studio di Pavia; mixato e masterizzato da Paolo Brandi e Stefano Bon.

8) Quale traccia preferite di questo disco e perché?

“The Fire Dancer” è un brano che risale al 2000 e, per questo, è più radicato nella nostra memoria. All’epoca aveva un altro titolo e aveva vinto un concorso internazionale di composizione con Luciano Chailly in giuria. Non avevo mai studiato composizione fino ad allora, se non in modo amatoriale. È a quel punto che ho deciso di iscrivermi al Conservatorio di Milano.

9) Ci parlate della cover di questo disco?

Cercavamo di ribadire il concetto del palloncino come elemento grafico rispetto all’album precedente e ci siamo ricordati dell’artista pavese Lele Picà, nostro amico e concittadino: “Ognuno di noi dovrebbe contaminare la realtà, lasciare che i sogni pervadano e creino la nostra visione del mondo. Ognuno di noi dovrebbe avere il suo palloncino colorato in mano”. L’uomo che aspetta a una banchina del treno con un palloncino in mano dà l’idea delle attività umane e del loro potenziale, della dimensione orizzontale della vita, ma anche di quella ascensionale.

10) Quali sono le differenze tra “And The Stars Above” e The Sun is New each Day?

“The Sun is New each Day” era compatto e aggressivo, “And the Stars above” è vario, con atmosfere e generi diversi. C’è qualcosa di indie in questo nuovo lavoro che non abbiamo mai esplorato prima. Un viaggio di 12 tracce, che parte da “The March of the Stars” ispirato al Paradiso di Dante e termina con “Ghosts”. L’album ospita anche due tracce bonus: un brano per pianoforte solo, “The Fire Dancer”, e il quartetto d’archi “A Playful Day”.

11) Quali sono i punti forza della vostra musica secondo voi?

Ci piace puntare alla musicalità, vogliamo che i nostri brani abbiano compattezza compositiva, omogeneità nella varietà, una linea che possa sempre restituire unità e chiarezza d’intenti.

12) Con quale artista o band vorreste collaborare?

Magari un solista della chitarra come Plini: è un artista di grande musicalità, prima che un virtuoso.

13) Dove possiamo ascoltare la vostra musica e dove possiamo trovare le vostre info?

‘And the Stars above’ è disponibile in CD sul sito della Cleopatra Records: https://cleorecs.com/store/shop/armonite-and-the-stars-above-cd e in digital download da iTunes (https://itunes.apple.com/us/album/and-the-stars-above/1380495940) e bandcamp (https://armonite.bandcamp.com/album/and-the-stars-above). Siamo anche su Spotify.

14) Per finire, un saluto ai nostri lettori….

Un tempo la gente usciva di casa e andava nei locali di musica dal vivo; oggi i locali stanno chiudendo e il mercato della musica dal vivo soffre una crisi senza precedenti. La gente preferisce guardare i propri gruppi preferiti su YouTube. Non dico che è un male, è che stanno cambiando i paradigmi. Quel che non deve mancare, però, è il vostro supporto. Supportate la musica che vi piace: cercate di finanziarla in qualche modo, comprate i brani da scaricare, seguite sui social le band che vi piacciono, interagite con loro e magari aiutatele ad organizzare un concerto… Ci vediamo dal vivo!