Intervista a Antonio McFly Morelli

Benvenuto su system failure. Ci puoi parlare delle tappe principali della tua carriera musicale?

Ciao e grazie mille per l’intervista. Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 16 anni e dopo poco tempo ho fondato la band dei Baryonyx. Nel 2013 mi sono iscritto al corso di chitarra elettrica dell’Accademia Musicale Lizard per approfondire la mia conoscenza musicale e migliorare la tecnica. Nel 2019 ho pubblicato i miei primi due singoli da solista e dopo un anno di lavoro sono riuscito a pubblicare il mio primo LP. Mi sono subito buttato al lavoro con il suo seguito ed il singolo “Updown” appena pubblicato è il primo tassello.

Quale è la differenza tra suonare per se stessi e suonare per una band?

Sono due mondi diversi. Nella band si ragiona di gruppo quindi ogni canzone ed ogni scelta devono essere condivise. Questo da un lato allunga i tempi ma in genere porta ad un miglioramento delle canzoni. In ogni caso si deve avere lo spirito giusto di condivisione e non voler prevalere sugli altri. Da soli ogni decisione è più veloce da prendere però non si ha nessun’altra campana da ascoltare e c’è il rischio di cadere nell’autoreferenziale. Sono due realtà diverse ed entrambe hanno punti di forza e di debolezza.

Chi sono i tuoi miti musicali?

Quando ero adolescente adoravo il punk rock e lo ska punk. Crescendo mi sono avvicinato più al rock, all’alternative rock ma anche all’hip hop e al metal. Tra i miei preferiti sicuramente rientrano i Green Day e gli Oasis, ma per le mie composizioni la vera chiave di volta è stato l’ascolto di Santana sia per la chitarra ma anche per i giochi di percussione. In molti hanno ritrovato delle influenze nelle mie canzoni del mio ultimo album “Sound My Way” e questo non può che farmi piacere.

Come nasce una tua canzone? Parlaci del processo creativo alla base…

Generalmente parto dal groove quindi batteria, percussioni e basso. Su questo cerco un bel giro di chitarra e poi passo ai piani elettrici / sintetizzatori. Visto che faccio musica con una forte componente elettronica il computer è senza dubbio fondamentale. Ad ogni modo nelle mie nuove produzioni sto cercando di far entrare il più possibile parti “analogiche” come chitarre registrate da me e per la prima volta anche la mia voce. È un bel connubio, per il momento sto avendo dei buoni riscontri quindi mi ritengo soddisfatto.

Quale è il filo rosso che unisce le tue canzoni?

Fino ad ora potrei dire la ricerca di un groove che coinvolga chi mi ascolta. Nel mio ultimo disco per quanto i brani erano di genere diverso passando dal jazz all’elettronica vera e propria, ho cercato di tenere come filo conduttore il ritmo delle percussioni. Sulle nuove produzioni vorrei fare lo stesso ma al contempo inserire anche la chitarra come elemento predominante. “Updown” penso sia il miglior esempio dei miei intenti. È il naturale proseguimento delle ultime tracce del disco “Sound My Way” verso nuovi orizzonti.

Abbiamo recensito “Updown”. Ci puoi parlare della genesi di questo progetto musicale?

Da un lato volevo riprendere quanto detto nel mio ultimo album “Sound My Way” ma dall’altro volevo aggiungere qualcosa di nuovo. Una bella novità è stata l’inserimento di parti vocali cantate da me: avevo avviato questo progetto come strumentale ma dopo svariati suggerimenti ho voluto provare ed il risultato mi è piaciuto un sacco. Chiaramente il mio intento è quello di mantenere l’impronta delle mie produzioni precedenti ma soprattutto cercare di restare il più originale possibile. Vorrei provare a creare un sound che mi appartenga e che mi rappresenti, senza imitare altri artisti (cosa che spesso accade).

Funky, elettronica e pop nell’ultimo singolo. Perché questi generi musicali e non altri?

In realtà non c’è un perché diciamo che banalmente è la musica che mi viene da suonare. Mi è sempre piaciuta la musica ritmata perché penso che rimandi a emozioni positive. Si discosta parecchio da quanto facevo con la band però devo dire che per il momento mi sento più a mio agio in questo tipo di musica che nell’indie vero e proprio.

Che strumentazione usi per creare la tua musica?

Principalmente computer e chitarra sia elettrica che acustica. Mi piacerebbe inserire anche altri strumenti in quanto suono anche l’ukulele, il mandolino ed il bouzouki irlandese. Principalmente comunque il beat elettronico e un bel giro di basso sono la base di tutto, il resto viene da sé.

Oltre la musica che arti preferisci?

Principalmente il cinema e la scrittura. Il cinema è un luogo magico in un certo senso dimentichi tutto in quelle due ore che sei in sala attaccato allo schermo. Negli ultimi anni ho trovato nuovamente la passione per la lettura, mi piacciono molto i romanzi di fantascienza ma sono diventato anche un lettore di fumetti. In generale comunque amo i racconti sia che siano rappresentati su pellicola sia che siano stampati in un libro.

Per la tua musica prevedi anche i live o come tanti ti limiti alle piattaforme di streaming?

Il mondo dello streaming ha rivoluzionato il modo di fare musica. Nel mio intento ci sarebbe anche quello di fare dei live ed in questo senso sto provando ad organizzare qualcosa. Facendo musica elettronica non è semplice quindi per il momento sto provando a creare qualche collaborazione con altri artisti di modo da non muovermi da solo. In poche parole vorrei portare avanti entrambi.

Per finire, saluta i nostri lettori ed invogliali ad ascoltare la tua musica…

Vi ringrazio molto per avermi dedicato uno spazio ed invito chi mi sta leggendo a fare un salto sui miei canali social per rimanere aggiornato (mi trovate ad “@antomcfly90”). La mia musica è originale e sono sicuro che vi lascerà un ricordo o un’emozione, provare per credere. A presto!

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