Intervista a Amornero

È uscito il video di “Nuvole nel vento”. Dove è stato girato? Come è nata l’idea di realizzare questo video?

Ciao, sono Frank, chitarrista della band. L’idea è nata un po’ per caso parlando con Cristian che ha poi realizzato il video. L’idea iniziale era di realizzare un lyric video, poi dato che Cristian aveva un sacco di buone idee per un video effettivo ci siamo convinti e lo abbiamo realizzato in pochissimo tempo.

Come è stato collaborare con Zen Bang Production?

Direi che sia stata un’ottima collaborazione, ci siamo tutti trovati benissimo con Cristian che si è dimostrato disponibilissimo, si è instaurato subito un buon rapporto come avviene sempre con le persone appassionate e tranquille. Essendo io l’autore del brano ha voluto sapere un po’ cosa volessi rappresentare nel testo e ho cercato di dargli qualche indicazione anche se, tendenzialmente, non spiego mai il significato profondo dei miei testi, mi piace che chi li legge si faccia una sua idea, così come a me non piace che mi vengano spiegati i testi di altri. Abbiamo cercato di lasciare la maggior libertà possibile a Cristian e direi che siamo stati ben ripagati in qualità.

Ho letto queste parole riguardo a “Nuvole nel vento”: “​Spesso le canzoni nascono in modi inaspettati: bastano poche parole su un’acerba idea melodica per scatenare un turbine di ricordi, esperienze, emozioni, che in qualche modo si vanno a fondere tra di loro e crescono fino ad assumere uno e mille significati. E ad un certo punto ti rendi conto che quello che hai scritto non e’ altro che la forma più semplice e basilare della musica moderna, uno dei punti da cui tutto e’ iniziato: il blues, tanto semplice e libero, quanto puro e intenso nel descrivere e far vivere emozioni forti”. Potete commentarle? Potete anche dirmi qualcosa del processo creativo che porta alla nascita delle vostre canzoni?

E’ un brano che è nato in maniera un po’ anomala per me, è partito da una piccola linea melodica sulla frase “io non sono diventato come te”. Da lì si è sviluppato nel corso di qualche mese ma non riuscivo a capire bene dove andare a parare musicalmente perché avevo in testa alcune melodie e l’atmosfera generale ma era tutto un po’ nebuloso. Finché un giorno ho capito che quello che stavo cantando non era altro che puro e semplice blues minore. Così ho preso la chitarra e tutto si è messo a funzionare come doveva. A livello di testo, essendo stato scritto nell’arco di un paio di mesi, è un insieme di pensieri, ricordi, emozioni, si può leggere in tanti modi. Molti mi dicono che sia palesemente dedicato a una donna, in realtà per me non è così, forse solo una piccolissima parte ma non mi sento di dedicare delle parole a volte così crude a nessuno in particolare. In ogni caso è bello che ognuno lo faccia un po’ suo e gli dia una sua interpretazione. Per quanto riguarda il processo creativo in generale degli Amornero direi che non ci sia una regola fissa. Alcune volte qualcuno arriva con qualche melodia o giro di accordi e ci lavoriamo sopra, più raramente, come nel caso di “Nuvole nel vento”, qualcuno arriva con un brano completo. I nostri brani comunque subiscono mille metamorfosi in sala prove, dove ci troviamo costantemente e facciamo modifiche e prove finché non siamo soddisfatti completamente.

Quali sono le differenze fra “Nuvole nel vento” e le canzoni del vostro EP omonimo?

Direi che “Nuvole nel vento” faccia parte della naturale evoluzione che stiamo seguendo come gruppo, mano a mano che stiamo insieme impariamo a conoscerci meglio e cresciamo musicalmente come gruppo. Il tempo trascorso in sala prove è sempre fondamentale per chi fa musica propria per passione, penso che questo si senta sempre di più nei nostri pezzi e ai nostri concerti. Ci stiamo evolvendo come gruppo e come musicisti, andiamo su territori nuovi con più confidenza, questo è importante.

Perché avete scelto Sara Fou e Paolo Anchisi? Come li avete conosciuti?

Conoscevamo Sara non personalmente da qualche anno perché la seguiamo e apprezziamo nelle sue varie esperienze musicali. Avevamo poco tempo prima di registrare il brano, condiviso il palco con lei ad un festival nella nostra zona, così quando è saltata fuori l’idea di avere un ospite abbiamo pensato a lei. Il suo stile è molto particolare e personale per cui eravamo certi che avrebbe messo del suo nell’interpretare il pezzo e così è stato. Sara è stata molto gentile e disponibile durante le registrazioni, è stata una bellissima esperienza. Paolo è un giovane e talentuoso musicista della nostra zona, ci conosciamo da un po’ di tempo e anche nel suo caso, quando abbiamo deciso di provare a mettere qualche fiato nell’arrangiamento, abbiamo pensato a lui.

“Nuvole nel vento” trasmette tanta poesia. Cosa pensate a riguardo di questa mia affermazione?

Beh da autore del testo ti ringrazio, diciamo che normalmente preferisco lasciare la parola poesia ai poeti quelli veri 🙂 Tendenzialmente c’è quasi sempre molto di mio nei miei testi, in questo caso mi è venuto naturale utilizzare delle parole semplici per cercare di esprimere concetti molto radicati e profondi, come si usa spesso nel blues.

Ho letto anche questo dal comunicato stampa giunto in redazione: “L’idea e’ quella di unire il cantato in italiano a sonorità più internazionali, spaziando dal rock al blues, al funky, all’hard rock, cercando sempre di dare un tocco personale e la giusta dose di modernità ai pezzi, ricercando determinati tipi di suoni e soluzioni per stare al passo coi tempi odierni”. Cosa bisogna fare per stare al passo coi tempi odierni secondo voi?

Personalmente penso che il rischio del genere musicale che facciamo noi sia quello di risultare banali e già sentiti. Ma non lo dico verso l’esterno, è proprio una sensazione mia, spesso mi trovo a suonare lo scheletro di pezzi nostri nuovi e mi rendo conto di suonare cose che ho già sentito o addirittura scritto mille altre volte. Da lì allora parte l’idea di sperimentare, di provare soluzioni diverse, usare strumenti diversi tipo i synth, tentare senza paura qualche contaminazione e qualche follia. A volte basta girare un accordo di chitarra in maniera un po’ diversa e tutta l’atmosfera cambia. Bisogna avere lo stimolo di non sedersi mai nella propria zona di comfort. Il tutto in maniera molto naturale, è un’esigenza che viene puramente da dentro, non c’entra nulla con la percezione di quello che succede intorno a noi.

In un mondo dove ci affligge il cambiamento climatico, un mondo dove c’è “qualcuno” che reagisce come Greta Thunberg, ebbene in questo mondo quale è il ruolo della musica?

Ti posso dare una mia opinione personale che non è necessariamente quella di tutto il gruppo: tendenzialmente io sono molto distaccato, non guardo la televisione, non leggo i quotidiani, nonostante tutto questo sono comunque abbastanza informato su quello che succede nel mondo perché siamo costantemente bombardati da gente che ci vuole informare a tutti i costi, spesso su cose di scarsa importanza, spesso in maniera sbagliata, peggio ancora in maniera fuorviante (vedi la situazione politica che mi ripugna). Non parlo ovviamente dei temi che citi perché è evidente la loro importanza. Il ruolo della musica e dell’arte in generale in tutto questo lo vedo molto cambiato rispetto al passato con tutta la letteratura di protesta, ecc. Io sono della scuola per cui penso che il musicista, lo scrittore, il pittore, debbano cercare con la loro produzione di esprimere se stessi piuttosto che convincere altri delle loro opinioni. Ho sempre pensato che la scrittura fosse espressione di se stessi. Sono d’altro canto convinto che i personaggi “influenti”, che siano artisti o meno, debbano cercare sicuramente di dare il buon esempio e di sostenere cause, come quella che citi, con cui semplicemente non si può non essere d’accordo. Gli artisti possono tranquillamente fare tutto questo al di fuori della loro produzione artistica, direi che nel 2019 i mezzi di comunicazione non manchino. Invece spesso si ha paura ad esporsi perché sai, le regole del mercato sono malate ormai da decenni.

Blues e hard rock classico sono generi che non tramonteranno mai a mio parere. Quanto coraggio e quanta audacia ci vuole per portare avanti tali generi in un panorama musicale radicalmente cambiato rispetto a qualche decennio fa?

Sono d’accordo con te sul fatto che siano generi intramontabili, sicuramente però sono generi che hanno bisogno di evolversi per non restare uguali a se stessi. La qualità del panorama musicale che traspare dai media è sotto gli occhi di tutti, cioè in costante discesa e dettata da regole che con la qualità e la musica non hanno più nulla da spartire. In virtù di questo l’unica cosa che possono fare i musicisti blues, rock e di mille altri generi ormai privi di visibilità è quella di andare avanti per la loro strada con passione, facendo ciò che il loro cuore suggerisce e cercando di farlo al meglio delle proprie possibilità. Di sicuro ne saranno ripagati in soddisfazione personale che, di questi tempi, non è poco. A tutto questo uniamo il fatto che le possibilità di suonare dal vivo per band che fanno musica propria si riducono costantemente, non c’è curiosità da parte del pubblico e non c’è intraprendenza da parte degli organizzatori e quindi tutto si traduce nell’andare sul sicuro sostenendo la piaga sociale delle tribute band. Ci vorrebbe una Greta Thunberg anche per la musica, magari un po’ più indipendente. Come dico sempre “passione” è la parola chiave, se ti fai prendere da altre logiche diventi altro, diventi peggiore.

Cosa bolle in pentola per Amornero?

Stiamo lavorando in sala prove a nuovi brani che andranno in un non meglio precisato futuro a comporre un nuovo album e nel frattempo cerchiamo di suonare dal vivo il più possibile, con le difficoltà che citavo sopra. Grazie mille a voi per lo spazio che ci dedicate, sosteniamo sempre la musica inedita e indipendente, alla prossima!