Intervista a Allegramente Drammatica
Benvenuta su system failure. Ci spieghi innanzitutto il perché di questo nome di artista?
Ciao, grazie per l’accoglienza. Ammetto che il mio nome d’arte non è farina del mio sacco ma dell’intuizione della mia compagna che ascoltando i miei brani, ad un certo punto mi guarda e afferma:” certo che i tuoi brani sembrano proprio leggeri ma se ascolti il testo son macigni?! Sono un po’ allegramente drammatici!”. Mi sono innamorata all’istante di queste due parole che parevano calzare perfettamente non solo sulla mia musica ma anche sulla mia personalità.
Come è nata in te la passione per la musica?
Sicuramente i miei genitori hanno contribuito in maniera massiccia, mia madre mi faceva ascoltare musica fin dal pancino (sono nata prematura), mente mio padre metteva i Pink Floyd per farmi addormentare in culla. La consapevolezza di quanto la musica fosse importante per me però l’ho avuta in adolescenza quando mi ha letteralmente salvato la vita, Ho vissuto moltissimi periodi difficili e ho spesso trovato rifugio nelle melodie dei miei artisti preferiti. Mi piacerebbe davvero riuscire ad aiutare gli altri con la mia musica.
Quali sono le tue influenze o miti musicali?
Un po’ come Picasso ho avuto vari periodi in cui mi sono avvicinata, ho ascoltato, praticato e amato generi diversi. Essendo figlia degli 80 è facile intuire che mi piaccia l’elettropop di quegli anni ma anche tutto il filone rock e prog. Mi vengono subito in mente i Duran Duran, Michael Jackson, i Pink Floyd, i Deep Purple e i Genesis. Se andiamo agli anni 90 cito senza indugio le Spice Girls, Cristina Aguilera ma anche gli Oasis, The cranberries e guardando in casa nostra il grande Lucio Dalla, Elisa e Giorgia di cui conoscevo a memoria tutte le canzoni e i Litfiba. L’unico momento di “chiusura musicale” durante il quale mi sono concentrata su un solo genere mi ha vista spolpare tutti i tipi di metal partendo dai Linkin Park e Korn, passando ai Nightwish, After Forever e Within Temptation, concludendo con i Hideous Divinity prima e i Tesseract poi. Va da sé che non sia incline ad avere un solo mito, ne ho avuti tanti e da loro credo di aver preso qualcosa.
“Mani Intrecciate”. Ci puoi parlare della genesi di questo progetto musicale? Di cosa parla la canzone?
Le mie canzoni nascono sull’onda dell’ispirazione, non c’è nulla di premeditato. Così mani intrecciate è arrivata inaspettata in una mattina tiepida di ottobre di due anni fa, mentre camminavo nel bosco ripensando alla mia vita. Stavo per cominciare una nuova avventura e mi chiedevo come ci fossi arrivata e a cosa avrebbe potuto portarmi. Così viaggiando tra i ricordi ho rivissuto tutte le occasioni perse, le volte in cui mi sono distratta distogliendo lo sguardo dai desideri, tutte le persone che ho incrociato, i rapporti che ho intrecciato e così via. Ho pensato che tutto quello che avevo fatto era passato proprio attraverso le mani, parte del corpo che amo osservare, da lì le parole e la melodia sono arrivate spontanee, ho messo tutto sullo smartphone e una volta a casa è diventata quello che sentite oggi.
“Fuori dall’internet” e “Mani Intrecciate”. Quale è la differenza tra queste canzoni?
Parlano di dimensioni ed emozioni completamente diverse. “Fuori dall’internet” rispecchia il mio rapporto con la società, la osservo, la analizzo, ne capisco i meccanismi ma non la giudico e semplicemente riporto i fatti. “Mani intrecciate” è molto più personale, alla fine parlo del mio modo di approcciarmi alla vita, ai sogni e agli altri. Credo sia evidente il mio romanticismo, il mio spirito di sacrificio, il mio tenere alla verità e integrità anche a costo di pagare un caro prezzo, la voglia di continuare a provarci anche se il risultato finale è incerto perché non siamo noi a decidere. C’è una differenza tra il destino sperato e quello realmente possibile.
Oltre la musica quali arti preferisci?
Per un periodo della mia vita mi sono avvicinata al fumetto, poi ho studiato grafica pubblicitaria e per alcuni anni ho lavorato in questo settore. Amo la fotografia e quando posso mi concedo attimi per scattare in libertà, adoro scrivere e da circa sei anni tengo un diario in modo più o meno costante, vorrei scrivere un libro ma non ho ancora trovato il coraggio. Mi piacerebbe anche tornare a fare teatro ma purtroppo non ne ho il tempo. Mi piacciono troppe cose, potrei scriverne altre ma mi fermo, eccoli qui i “pezzi di me”., son troppi lo so
Se la tua musica fosse un quadro, una città, un film o un libro?
Per quanto ami l’impressionismo, Monet e Manet in particolare, il primo quadro che mi viene in mente è La persistenza della memoria di Salvador Dalì. Se parliamo di città beh vorrei somigliasse a Kyoto nel mio amato Giappone, semplice ma imprevedibile, coraggiosa e stoica, onorevole e ricca di storie antiche da raccontare. Sul film non ho dubbi, Inception, qual è davvero la realtà e dove sta il confine con il sogno e la ragione, straordinario. Dai libri invece vorrei prendere la saggezza degli insegnamenti buddisti e mantenere l’equilibrio tra gli elementi che giocano sulla melodia.
Ti hanno mai chiesto di creare una canzone per un film o un cortometraggio?
No ma mi piacerebbe moltissimo! Per ora ho creato le sigle per due podcast, il primo lo seguo assiduamente e ne sono una fan sfegatata ed è Cose molto umane condotto da Giampiero kesten. Il secondo deve ancora vedere la luce ma accadrà a breve, si chiama Freud nello spazio e sarà condotto da Adriana Violi una mia carissima amica.
Cosa caratterizza secondo te la tua musica?
Un sound che se ne frega delle etichette e delle regole, che vive e assolve la sua funzione in base al messaggio e al racconto dalla singola canzone. Vivo ogni brano come se fosse una creatura a se stante, con la sua anima unica che mi impegno ad esaltare in tutti i modi possibili.
Quale o quali messaggi vuoi trasmettere con la tua musica?
Non ho la presunzione di insegnare nulla a nessuno per cui scrivo solo quello che sento essere importante per me, o che mi può far stare bene, come fosse una sorta di terapia. Poi spero che ognuno ricami la propria storia sulle mie parole e le faccia sue. Mi piace pensare che ognuno contribuisca a creare una sorta di messaggio collettivo gigantesco.
Siamo in un mondo in crisi sanitaria e climatica. Quale è il ruolo della musica in questo mondo secondo te?
La musica ha il potere di arrivare al cuore delle persone più velocemente di qualunque discorso, ed è per questo che ho scelto questo mezzo espressivo, non sono sempre brava con le parole, anzi. Per la situazione attuale però temo che la musica non sia sufficiente, siamo andati troppo oltre anche se alcuni passi sono stati fatti. Sono vegana da 10 anni e ho visto crescere la sensibilità verso l’impatto che gli allevamenti hanno sull’ambiente, ma è sempre molto faticoso far comprendere quanto conti ogni piccolo gesto e ogni scelta, sia da una parte che dall’altra. Vorrei che le persone fossero consapevoli di avere moltissimo potere grazie alle loro scelte, se uniti possiamo definire gli standard per un futuro migliore.
Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci di tuoi progetti futuri….
Un allegro saluto a tutti i lettori di System Failure, grazie per essere arrivati fino a qui! Lo so, sono una chiacchierona. Prossimamente potrete vedere il video di “Mani intrecciate” che ho scritto e che ha diretto il regista Nicola Belotti. Inoltre, sono già a lavoro sul prossimo singolo, una canzone molto personale e che spero di poter lanciare come previsto perché sarà una cosa in grande! La chiusura di una parentesi dolorosissima che però vuole portare speranza e rinascita. A presto!
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