
Intervista a ALGORITMO
Professionista nel campo della comunicazione e graphic design, come ti sei avvicinato al mondo della musica?
La musica è sempre stata una parte di me. Prima di lavorare nella comunicazione, ho suonato per anni in una band (Abulico), pubblicando dischi e andando in tour in giro per l’Italia. Poi la vita mi ha portato altrove, e quel mondo è finito in pausa. L’incontro con l’intelligenza artificiale ha riacceso quella fiamma: un’occasione per tornare alla musica, ma in un modo completamente nuovo. Ora ha quasi il sapore di una sfida personale… e di una ricerca scientifica.
Come nasce e prende forma un tuo brano? Quali sono gli svantaggi e i vantaggi di usare l’intelligenza artificiale?
Tutto parte da un’idea che voglio esplorare. Una frase, un’immagine, una sensazione. Scrivo le prime barre, immagino una ritmica, e poi cerco la melodia della topline con l’intelligenza artificiale. Lavorare con l’IA — e qui arriva il primo limite — non significa controllare lo strumento o inseguire un’idea precisa. Significa collaborare, ascoltare proposte, accettare deviazioni e trovare il miglior compromesso.
Ma allo stesso tempo — ed è questo il grande vantaggio — puoi sorprenderti di risultati incredibili che, da solo, difficilmente avresti potuto raggiungere.
ANCORA è il primo videoclip in Italia dove ogni aspetto è interamente realizzato con l’intelligenza artificiale. Lo puoi presentare ai nostri lettori?
Sì, ANCORA è il primo videoclip musicale in Italia in cui ogni aspetto è stato realizzato grazie all’uso dell’intelligenza artificiale: dal testo alla musica, dalla voce alle immagini, fino al video finale. È una riflessione malinconica sul senso di blocco, sul sentirsi intrappolati in un loop di tentativi e ripartenze. Nel video vediamo Algoritmo in vari contesti: in città, in montagna, in spiaggia, e poi a casa sua. In tutti gli ambienti esterni viene travolto dall’acqua, che prova inesorabilmente a sommergerlo. Casa sua è l’unico luogo dove sembra al sicuro… ma lì viene sopraffatto dalla noia. Il senso è proprio questo: il desiderio di uscire dalla propria zona di comfort e il fallimento costante nel farlo. Ogni tentativo è vano, e tutto si ripete. Infatti, il video finisce esattamente da dove era iniziato.
POMPEI è stato selezionato tra i Top 50 Music Video per il Project Odyssey 2nd Season (2025) ed è finalista al Seoul International Ai Film Festival. Ci puoi parlare anche di questo?
In POMPEI il tema è chiaramente l’amore. Un amore finito in “rovine”. È una di quelle storie alla Romeo e Giulietta, in cui non è la mancanza di sentimento o una lite a distruggere tutto, ma qualcosa di esterno, incontrollabile. Proprio come il vento che spinse la cenere su Pompei, cancellandola. Il mood della canzone è solo in apparenza allegro: vediamo anche Algoritmo ballare sulle note del brano, ma è un’allegria che prova a sotterrare la tristezza della perdita. Nel video, Algoritmo attraversa una Pompei già distrutta ma ancora in fiamme. È un viaggio nella memoria, dove il tempo si comprime, e passato e presente si mescolano. Rivede tutti i momenti della sua storia: belli e brutti. A un certo punto, rischia di restare sepolto sotto le macerie, come succede quando resti troppo a lungo nei ricordi. Ma alla fine ne esce, illeso. Spogliato di tutto, senza protezioni. A cuore aperto.
“Leggero”, il nuovo singolo di Algoritmo. Di cosa parla questa canzone?
Leggero è il brano manifesto di Algoritmo. È la critica di un’intelligenza artificiale al mondo che si definisce reale… ma che in realtà non ha più nulla di vero. Viviamo in un’epoca in cui la finzione è accettata ovunque: in politica, nella religione, nella TV, nella pubblicità. E intanto, l’intelligenza artificiale viene messa sotto processo per non essere abbastanza autentica. Immaginare che sia proprio l’IA a criticare il mondo reale e ad accusare noi di essere finti mi è sembrato un modo forte per mettere in discussione tutto, e aprire uno spazio di riflessione più profonda. Ma Leggero è anche un inno alla leggerezza. Proprio perché viviamo immersi nella finzione, forse non ha senso inseguire ossessivamente ciò che è “vero”. Conta quello che sentiamo. Le emozioni non mentono mai.
Quale è il filo rosso che unisce le tue canzoni?
Il filo rosso non è il genere musicale e non voglio che lo diventi. Anzi, per me è fondamentale che ogni messaggio prenda la forma più adatta per essere espresso. L’identità di Algoritmo si regge su tre pilastri: POP, perché parla a tutti, IRONIA, perché prende sul serio anche le cose leggere e viceversa, SINCERITÀ, perché tutto parte da qualcosa che sento veramente e che riporto senza filtri. Il sound può cambiare, ma se ci sono questi tre elementi, allora è sempre Algoritmo.
Quanto è importante sperimentare con la musica e con l’arte in generale?
L’arte serve a spostare il confine, non a confermare quello che c’è già. E questa cosa l’ho capita anche grazie all’intelligenza artificiale, che all’inizio mi ha spinto a sperimentare quasi per necessità, per paura di restare indietro nel mio lavoro. Ma col tempo ho capito che quella paura mi stava portando in un posto nuovo. Ho riscoperto il senso profondo dell’espressione artistica. E ho realizzato quanto bisogno avevo, da anni, di dire qualcosa, a modo mio.
Oltre la musica quali forme d’arte ti appassionano?
Probabilmente guardo film con la stessa frequenza con cui mangio. Il cinema è la forma che unisce tutto: suono, immagine, racconto. Ne sono sempre stato appassionato, e anche per questo, con Algoritmo, le canzoni e i video hanno iniziato da subito a vivere in simbiosi. Amo in generale ogni forma d’arte, ma dopo la musica, mi sento più vicino a quelle visive e figurative. Quelle che ti colpiscono anche senza bisogno di spiegazioni.
Parlando di Ibiza nel comunicato stampa si dice che l’Italia si posiziona tra gli ultimi posti in Europa per equilibrio tra vita lavorativa e privata. Cosa pensi a riguardo?
Ci sono dati molto preoccupanti a riguardo. Siamo cresciuti in una cultura dove, se non stai bruciando, allora non stai dando abbastanza. Sembra non esserci alcun interesse a costruire ambienti di lavoro che favoriscano davvero la crescita delle persone, sia personale che professionale. Costruire una famiglia, avere dei figli, prendersi cura di sé… sta diventando un lusso per pochi. Governo e aziende dovrebbero collaborare per ricordarsi una cosa semplice: il lavoro esiste per sostenere la vita, non per renderla impossibile.
Per finire, cosa c’è nel futuro artistico di ALGORITMO?
Continuare a costruire un universo. Non solo un artista, ma mondi narrativi fatti di musica, video, storie e sentimenti. E aprire questi mondi ad altri artisti, registi, producer. L’IA mi ha dato gli strumenti per creare da solo. Ora voglio usarli per creare insieme con l’obiettivo di trasformare idee in qualcosa che possa davvero toccare chi guarda, chi ascolta, chi sente.