Intervista a Alessija e GedìLeon 

Per cominciare:

Come vi siete conosciuti tu e GediLèon?

Non saprei dirti come perché sono state una serie di coincidenze che ci hanno portato a collaborare insieme. Posso dirti il quando, ancora me lo ricordo: Gedi cercava un autore per alcune sue produzioni, io ho proposto una soluzione creativa ad un testo e così abbiamo iniziato a collaborare. Inizialmente per terzi poi per gioco abbiamo iniziato il nostro progetto.

Perché il synthpop tra tanti generi musicali? Perché non il trap o l’urban music o altro?

Non c’è un motivo specifico, probabilmente viene da lontano, dalla musica ascoltata nell’età nell’adolescenza. Per me gruppi come Alphaville, Duran Duran, Tears for Fears, Depeche Mode, o autori come Battiato, erano di casa, era la musica che ascoltava il mio papà quindi credo in qualche modo di averla interiorizzata. GEDI invece è un vero fan del genere, lui prima di essere produttore nasce come tastierista, era attratto da tastieristi come Nick Rhodes, Andy Fletcher che caratterizzavano le produzioni del tempo. Legata alla synthpop c’è la passione per il cinema e le serie coreane, giapponesi, cariche di musica con queste tensioni sonore, non so se ti ricordi il film “Tron”, ha una colonna synthwave dei Daft Punk fantastica!  Che dire ci sono tante cose che per caso ci hanno portato su questo genere, ciò non toglie che siamo anche molto pop, ci piace la musica rock, punk.  Io per esempio quando ascolto gli AC/DC divento pazza mi fomento, la cosa assurda che avviene anche con artisti storici come Loredana Bertè ma anche con produzioni super attuali tipo Coma Cose, Ghali o Marracash.

Come nasce e prende forma una vostra canzone? Che ambiente create intorno a voi?

Alessija: guarda io dico sempre che le cose mi arrivano, non so dirti come nasce, prende forma quando sento che è arrivato il momento di raccontare qualcosa. Non c’è un ambiente in particolare, può essere mentre sto lavorando, mentre sono in viaggio oppure quando sono in bagno (ride…)

Gedi: Alessija mi manda i testi, che puntualmente si accumulano sul mio IPAD e rimangono lì per un po’. Gli do una letta veloce, per capire di cosa si tratta. Poi capita il giorno che mi sento ispirato e che ho voglia di comporre e allora vado a leggere, a volte capita di non concludere nulla ma altre volte, wow, non so spiegarti ci sono testi che hanno già la musica dentro e quindi comincio a produrre e suonare e la canzone nel giro di poche ore è fatta! Poi ci si vede in studio e li sono dolori…

“L’ultimo respiro” è il tuo nuovo singolo. Di cosa parla questa canzone? Cosa la connette con le precedenti?

Alessija: il testo ha suggerito il sound che è risultato essere un ponte tra più epoche e stili che facesse viaggiare e che in qualche potesse raccontare un sentimento universale. Al contempo la storia un po’ tormentata, interiore, ricorda i protagonisti di un famoso film francese. Fino all’ultimo respiro di Godard, che è stato uno degli esponenti della Nouvelle Vague francese che ci ha fatto stare sempre a un passo tra realtà e sogno, insomma in un paradosso idilliaco che spesso può risultare eccessivo…

Un singolo che fa riferimento ad a un noto film degli anni Sessanta: “Fino all’ultimo respiro” di Godard. Perché questa scelta? Oltre alla musica che arti preferisci?

Alessija: Come avrai capito amo il cinema, ho fatto delle scuole specifiche e sono stata fotografa per molti anni proprio perché ero interessata all’immagine, tant’è che quando ho incominciato a fare la speaker radiofonica ho raccontato spesso di quante interconnessioni ci siano tra queste bellissime arti e la musica unisce tutto questo. E con questa canzone e il video abbiamo provato a dare la sensazione di portare l’ascoltatore in epoche diverse con la suggestione di immaginare mondi passati.

Quanto è importante trasmettere la passione per la musica ai propri ascoltatori?

Alessija: io penso di poter trasmettere una sensazione o un’emozione la passione a mio avviso è una cosa soggettiva e non sempre si è ricettivi a coglierla. L’ importante è cercare di essere onesti con se stessi e fare quello che più ci piace, e voglio dire mica deve essere la stessa cosa tutta la vita.

Studio, tecnica e talento. Come si devono intrecciare in un artista o in una band secondo te?

Credo principalmente che bisogna avere del talento, e la curiosità di esplorare se stessi e le proprie potenzialità. La curiosità e il talento ti spingono a migliorare sempre di più le tue performance. E poi entusiasmo!! A me piace l’idea di avere un foglio bianco, riempirlo, avere un palco vuoto e riempirlo con la mia musica e non mi importa se per una persona o cento…

La musica è un viaggio emotivo….puoi commentare queste mie parole?

Alessija: La musica è un messaggio che passa attraverso diversi sensi e come ti dicevo è l’unica che può consolarti, cullarti, parlarti e amarti allo stesso tempo ed è lì che ti perdi ed è bellissimo. La musica a volte, anzi, spesso, ci ricorda chi eravamo.

Quali sono le maggiori difficoltà per un’artista o una band indipendente?

Alessija: Eh… bella domanda, potrei rispondere sotto diversi ruoli da cantante ti direi la diffidenza e la difficoltà che hanno i fruitori di musica ad ascoltare qualcosa di diverso.

GEDI: Si infatti.

Oggi la musica segue regole ben specifiche, le nostre canzoni per esempio non hanno un suono che somiglia alla musica italiana presente su Spotify, suonano leggermente diverse, immagina quindi in una playlist quale può essere il problema… avere un suono diverso fa sì che non ti amalgami alla playlist, a volte qualcuno pensa addirittura che sia un lavoro fatto male ( che so.. un mix sbagliato), ma è assurdo! E mentre prima il differenziarsi ed avere un proprio sound era sinonimo di originalità oggi questa diversità crea un grosso problema, non è riconosciuta “dall’algoritmo” e quindi è più difficile far emergere la propria canzone. È difficile contestualizzarla. Da speaker radiofonica ti direi perché spesso le radio come le app di musica vanno su terreni sicuri mi riferisco ad artisti e generi musicali. Da fotografa ti direi che l’identità musicale è l’identità dell’artista (ma non sono d’accordo). E poi c’è il web se non pubblichi sempre qualcosa non sei nessuno… Ma io credo che, alla fine, un artista debba stare un po’ per conto suo, raccontare sì, ma non tutto . Il creativo è fatto soprattutto di silenzi.

Su quale palco sogni di suonare?

Eh… Magari alla prossima intervista ti dirò: “Ho cantato su questo palco, lo desideravo da tanto”.