Intervista a A.I.T.O.

Benvenuto su system failure. Cosa ti ha spinto a fare musica?

Ciao e grazie! Avrei fatto fatica qualche anno fa a rispondere a questa domanda, perché l’ho sempre vissuta come una necessità spontanea. Ma ultimamente credo di aver capito il motivo profondo: è la condivisione, lo scambio. Facendo musica hai la possibilità di dare in pasto ad altre persone qualcosa che lavora sulla loro sfera emozionale, ricevendone in cambio una reazione che spesso è potente ed imprevedibile. Alla base c’è la necessità di dare prima di ricevere, che, se ci pensiamo bene, è anche quello che dovrebbe essere alla base dei rapporti personali.

Quali sono i tuoi ascolti abituali?

Ho fatto voto di rispondere a questo tipo di domanda guardando di volta in volta i miei ascolti recenti su Spotify. Che a sto giro sono:
– Fontaines DC – Skinty Fia
– Nick Cave and the Bad Seeds – Abattoir Blues / The Lyre of Orpheus
– Willie Peyote – Pornostalgia

Tutta roba piuttosto diversa da Fenomenologia degli Occhi Chiari, non trovi?

Come nasce una tua canzone? Parlaci del processo creativo alla base….

Se scrivo da solo, utilizzando chitarra o piano, testo e musica vanno di pari passo. Posso avere un’immagine di testo, o una cellula musicale, che mi annoto o registro e magari resta lì per mesi finché non trovo la chiave per portarla avanti ed arrivare diciamo fino al primo chorus (se un chorus è previsto). Da lì la canzone “inizia a parlare” e tutto diventa più semplice. Chiaramente, l’arrangiamento è spesso uno step ulteriore. Diverso è se scrivo con altri, in cui subentrano più variabili e spesso l’arrangiamento entra in gioco un po’ prima. Per Artisti Vari, ad esempio, ho scritto testo e linea vocale su una base di Yvan Cole praticamente già completa a livello di struttura. Comunque, scrivo quasi sempre di notte, e la mattina dopo non ricordo quasi mai quello che ho scritto.

La penna e le parole sono gli strumenti che usa per analizzare se stesso e il mondo che lo circonda. Puoi commentare queste parole?

Vivo la scrittura come un’autoanalisi, una forma di terapia. Prendo un problema che ho nello stomaco e lo metto in un posto in cui so che posso tornare quando ho la forza per affrontarlo, e me lo trovo sotto un’angolazione diversa, perché lo ritrovo “staccato” da me. Ed è quello che vorrei dare, in modo speculare, anche a chi ascolta: angolazioni diverse con cui lavorare sulle proprie inquietudini.

“Fenomenologia degli Occhi Chiari”, il tuo ep. Di cosa parlano le canzoni?

Detto molto rapidamente: parlano di modi di reagire sbagliati, o comunque disfunzionali, a situazioni critiche di vario tipo che tutti ci possiamo trovare ad affrontare.  Sono canzoni sul mettersi in discussione.

Fenomenologia degli Occhi Chiari. Con che spirito è nato? Puoi parlare della sua genesi?

Ci siamo trovati nell’estate 2020 io e Yvan Cole con un paio di canzoni voce e chitarra che avevano bisogno di trovare una forma compiuta. Mentre ci lavoravamo sono nate le altre, e abbiamo continuato a lavorare senza porci alcun tipo di limite o dictat a livello di sound o genere musicale. Verso fine anno, abbiamo capito di avere per le mani qualcosa di organico e abbiamo iniziato a ragionare sul progetto dell’ep. All’inizio non era neanche così scontato che le avrei cantate io, mi sono dovuto mettere a studiare per poterlo fare!

Come è collaborare con Yvan Cole? Come vi siete conosciuti?

Con Yvan siamo amici davvero da quando eravamo ragazzini, abbiamo tante radici musicali comuni che poi ognuno ha sviluppato per la sua strada. Oltre a essere un amico, ha un talento musicale enorme, a cui affianca studio e lavoro costanti. Lavorare con lui a questo ep per me è stata una piccola rivoluzione, e il suo contributo è incalcolabile, è a tutti gli effetti un lavoro a quattro mani. Ah, andate ad ascoltarvi le altre cose che ha prodotto da solo o in collaborazione con altri artisti, perché sono delle bombe.

Quale strumento musicale vorresti essere?

Nasco chitarrista, negli anni ho fatto molto più il chitarrista che il cantautore. Anche se ultimamente il pianoforte…

In un mondo al collasso per vari aspetti quale è il ruolo della musica?

La musica è in grado di lavorare sull’interiorità di una persona, sulla sua sensibilità e sulla sua sfera emotiva. Può cambiarti l’umore, commuoverti, farti incazzare, ma soprattutto può darti degli spunti, portarti a farti delle domande, darti angolazioni che non avevi considerato. Sono convinto che dovremmo tutti fare molto più lavoro su noi stessi, porci domande, metterci in discussione, prima di sbraitare opinioni al mondo. Ecco, la musica su questo può avere un potere enorme. Non potrai mai avere un mondo migliore se prima non lo riempi di persone migliori

Quanto è importante sperimentare con la musica? Quanto è importante la ricerca sonora?

Trovo sia importante lavorare liberi da condizionamenti di genere o di scena, puntare a scrivere musica che abbia una ragione di esistere senza essere la copia di nessuno. Poi può uscirne l’avanguardia assoluta o una ballata voce e piano. Quello che conta è avere qualcosa da dire e dirlo in modo onesto, credibile e personale. E sì, spesso sperimentazione e ricerca sono ottime chiavi per arrivare a questo, oltre a essere processi divertenti.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci di un tuo sogno nel cassetto…magari del palco dove vorresti assolutamente esibirti…

I sogni sono un argomento ostico…preferisco parlare di progetti. E il progetto è quello di continuare e intensificare questo scambio emozionale di cui parlavo all’inizio. Continuare a scrivere canzoni, pubblicarle e suonarle. Non è una cosa scontata, perché continuare vuol dire attestare un riscontro, vuol dire essere con persone che credono in quello che si sta facendo, anche perché da soli non si va da nessuna parte. Dovremmo tutti puntare innanzitutto a questo, anziché farci sedurre da numeri, poserismi vari, e modelli di successo spesso ridicoli.

https://www.instagram.com/a.i.t.o.aavv/