Hertzen – è uscito il nuovo singolo e video “Fire in the Cold”

Fire in the Cold” è un brano suggestivo e carico di emozione, che racconta le lotte invisibili e la forza silenziosa di chi continua ad andare avanti, anche quando si sente perso, non accolto o inascoltato. Ispirato a temi come lo spaesamento, l’identità e la resistenza interiore, il testo riflette il cammino dei guerrieri invisibili, dei migranti — persone che vivono in bilico tra mondi, spesso in fuga o in cerca di un nuovo inizio, alla ricerca di un luogo dove sentirsi finalmente a casa, senza rinunciare alla propria anima. Un riferimento sottile ma presente è quello alle esperienze di chi migra, di chi si trova a fronteggiare un mondo che troppo spesso respinge, ignora o silenzia…la band presenta il singolo con queste parole…

Recensione del singolo:

Linea di basso corposa, arpeggiatore a supporto e synth atmosferico con beat ruspante. Stiamo parlando dell’inizio del nuovo singolo di Hertzen, ossia “Fire in the Cold”.

In seguito arriva la cassa dritta a segnare il passo. Entra pure il cantato di May Rei con la prima strofa, molto preponderante costei nel mixing. Arriva il chorus super ammaliante con quella cassa che spinge a battere il capo. La struttura si ripete con seconda strofa e ancora chorus per songwriting classico, simmetrico, opportuno per valorizzare sia cantato che i vari pattern sonori.

Anomalo questo pezzo di Hertzen rispetto ad altri, pezzo che ha nella sua “anomalia” il suo perché. Sempre importanza data ad un appeal di solito presente nelle canzoni del duo dark-wave/electro pop/synth pop. Appeal che comprende anche la performance della mai doma May Rei.

Quel beat sembra essere la peculiarità di questo pezzo ma dopo tanti ascolti ci accorgiamo che è la contrapposizione tra beat e basso da un parte e la cantante e gli inserti electro dall’altra a risultare formidabile. Quindi, composizione egregia a nostro parere.

Il livello tecnico sempre eccellente da parte di Hertzen: dall’impianto si ascolta un mixing equilibrato ma che ha in testa la cantante come punta di diamante. Apprezzabile la presenza di sovra-incisioni che conferiscono ulteriore pregio. Tanto lavoro sul sound design sia per le frequenze basse che per gli alti che escono come schiocchi secchi e stupefacenti. Le vocals di May Rei sono calde e travolgenti. Quel kick è penetrante e trainante: come evitare l’head-banging?

Passiamo al video. Urban e dark allo stesso tempo. Immagini che sembrano arrivare da una città desolata e desolante e May Rei che vi passeggia “dentro”. Magari è la metafora dell’epoca attuale, vuota e desolante, davvero povera di “significati veri”. Tutti all’inseguimento di apparenze fugaci, tutti pronti a vendere se stessi al miglior offerente. È in questo mondo desolato e desolante che viviamo, mondo desolato e desolante postmoderno, un mondo in perenne caduta dove post-democrazia e dominio dell’economia sono implacabili.

Invece riguardo il testo. “Where do I Belong?” si domanda la cantante. Parole migliori non potevano essere scelte…in un mondo così desolato, caotico ma inconsistente per tanti aspetti, mondo di verità plurime che si sostituiscono le une alle altre continuamente essendo o tutte fake o verità comunque non fondanti, ebbene in questo mondo ci sentiamo spaesati….alienazione senza fine, senso di disappartenenza…

Il testo si riferisce anche ai migranti. Ma in questo mondo dove il posto fisso è diventato un miraggio e dove si abita in un villaggio globale oltre ai migranti da guerre o economici o altro non siamo tutti dei migranti?

“Fire in the cold”. Siamo in un’epoca fredda, quindi, perché il villaggio globale o le immense metropoli o le periferie ghetto frutto della gentrificazione sono fredde dato che abbiamo perso il calore del contatto con la divinità dopo che abbiamo creato un numero spropositato di super-eroi. Sono fredde perché la multimedialità, la videosfera onnipresente ci tiene tutti attaccati agli schermi come le cozze sono attaccate agli scogli. Sono fredde perché siamo condannati all’assenza in un mondo dove possiamo anche essere presenti ma poi ignorati perché un ditino va avanti ed indietro sullo schermo di uno smarphone.

“Born into the silence”: sono altre parole che colpiscono. Nel nostro essere individui alienati siamo condannati al silenzio. È il silenzio del postmoderno, è il silenzio delle metropoli postmoderne: si può ascoltare quando ti estranei da tutto, ti estranei dal “rumore bianco” che tutto pervade. We’re invisible warriors. Invisibili e condannati al silenzio. Sia che siamo migranti o meno siamo invisibili e condannati al silenzio.

Hertzen si conferma una formazione di livello internazionale con sonorità che sono anche dark pop e il dark pop oramai spopola in tutto il globo che sia più dark o che sia più pop…

Questo singolo mostra che Hertzen può anche sfidare se stessa immettendo variazioni al tema azzeccate che tengono vivo il progetto, lo fanno “spaziare” e lo rendono sempre più interessante….

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