Gabriele Gasparotti – Istantanee vol. 1

Queste composizioni musicali che ho voluto definire istantanee sono state realizzate con materiali sonori ottenuti da studi sperimentali sulle capacità espressive dello strumento, organizzati in una costruzione formale che tenesse conto delle particolarità ritmiche e armoniche del materiale stesso. I sintetizzatori analogici che ho utilizzato sono strumenti che vivono quasi di vita propria, il cui funzionamento è influenzato anche dalla minima variazione della tensione elettrica e ogni evento sonoro da essi generato per quanto ci si sforzi di replicarlo è irripetibile

Con queste parole Gabriele Gasparotti ci presenta il suo nuovo album dal titolo “Istantanee vol. 1”. Quindi un’esperienza irripetibile che, innanzitutto, si presenta come studio dei mezzi che egli usa per produrre la sua musica che possiamo definire una sorta di psichedelia electro tanto introspettiva.

Leggiamo un altro brano della sua presentazione del disco:

Per conservare la spontaneità dell’idea musicale ogni istantanea è stata registrata tre o quattro volte su diversi tipi di nastro – su ognuno dei quali i timbri degli strumenti si imprimevano in modo diverso –, imitando la tecnica fotografica analogica in cui una volta impressi su pellicola gli elementi compositivi non è possibile alterarli se non con l’utilizzo di filtri e maschere sulla luce, così da far emergere o nascondere i dettagli per mezzo di contrasti o ingrandimenti. Successivamente ho scelto lo scatto che preferivo, non pretendendo fosse un’immagine giusta ma giusto un’immagine della mia esplorazione sonora.

Perciò oltre ad uno studio che ha dello scientifico avvisiamo anche la presenza di una ricercatezza sonora maniacale che si esplicita con spirali sonore sci-fi alla Vangelis, che si esplicita con “divagazioni electro” che possono far pensare ai Pink Floyd di “Ummagumma” o di altre loro opere. Oltre ai synth ogni tanto compare anche il piano come non mancano atmosfere electro da colonna sonora sci-fi, alla Hans Zimmer per intenderci.

Alcuni pattern sonori sono memorabili e inchiodano al muro l’ascoltatore amante del viaggio “mentale” electro, refrain davvero incredibili che si “stampano” nella nostra “percezione” come marchi a fuoco. Il songwriting come la produzione sonora anche loro sono curate in ogni minimo dettaglio come la ricerca “enciclopedica-spontanea” dei suoni.

Secondo me è totalmente inutile parlare di una singola traccia: il tutto deve essere ascoltato come un’unica canzone che è come una sorta di presentazione per diapositive del mondo sonoro di Gabriele Gasparotti il quale ci vuole presentare i suoi “ambient works” come fece tempo fa Aphex Twin. Una sorta di collezione sonora sperimentale come “Ghosts” dei Nine Inch Nails. E sperimentale è davvero una parola chiave con Gabriele Gasparotti, un alchimista dell’electro che rinchiuso nel suo alveo da demiurgo concepisce “cose che voi umani non potreste immaginarvi”(Blade Runner 1982).

Come non notare anche alcune impressioni sonore più mistiche o Lynchyane da parte di questo assiduo sperimentatore: Gabriele Gasparotti, dopotutto, vuole solo stimolare la vostra anima per farla uscire dalla “carcassa” terrena che abita tutti i giorni.

Gabriele Gasparotti ci propone musica surreale, musica di avanguardia che parte dal kraut rock e dalla psichedelia di qualche decennio fa per arrivare all’elettronica dei giorni nostri, quindi musica electro contemporanea con uno sguardo rivolto al passato, epifanie di grande creatività, di grande spirito, per ispirare altre persone che come Gabriele Gasparotti “non dormono la notte” perché in “trance” o perché posseduti dal demone dell’inventiva, della creatività. Come non notare pure qualche passaggio di elettronica minimal che può essere accostato all’elettronica di mostri sacri come Paul Kalkbrenner o Apparat.

Allora ascoltate Gabriele Gasparotti e inebriatevi con la sua musica “aliena” e “mentale” ma allo stesso tempo tanto vicina alle nostre percezioni quotidiane dell’antropocene, antropocene costituito da input, immagini e video che dominano costantemente il nostro vivere.