Feel Spector – Feel Spector
Ecco alcune info sul disco e sul progetto musicale Feel Spector:
I Feel Spector sono un band alternative/rock psichedelico apuano, guidati dal chitarrista e cantante Fab Valley e dal chitarrista e tecnico del suono Gab Chi. Il punto di partenza del duo è nel progetto desert rock Deeper Valley attivo dal 2012 al 2015. Gab Chi, partito per il Regno Unito darà il via al progetto minimal elettronico The Unfinished Music Research Programme; Fab Valley alternerà la conduzione di programmi radiofonici di genere con la stesura di nuovo materiale per il progetto Feel Spector. Il punto di partenza è la tradizione psichedelica apuana e gruppi come Spacemen3, Velvet Underground e The Deviants. Dopo mesi di scrittura e improvvisazioni, Fab Valley entra nello studio di registrazione di Maurizio Dazzi (Polvere di Pinguino,Tarrat, The Yugghots), riunisce a se vari musicisti della scena Apuana assieme allo stesso Gab : Manu Casu (basso) Jan Soderbergh (batteria) le Spectorettes (cori). Completano il quadro le ospitate di Gasparotti (Muga Muchu Morphing Theatre) e Paolo Terenzoni (Radio Zero). Il disco, nonostante fosse già ultimato nella fine dell’estate 2019, esce per Microclimate Records nell’ottobre del 2020
Dopo Nine degrees, una sorta di intro, arriva “I’m goin’ Home” e subito possiamo assaporare il garage punk/psych rock dei Feel Spector con questo refrain “martellante” e sonorità abbastanza sporche e psych. C’è l’incursione dei cori di The Spectorettes a rendere la canzone tanto stimolante. Il tutto appare tanto accattivante all’ascolto. Senza dubbio i versi ripetuti suscitano tanto appeal. Il noise non manca di certo come pure la presenza discreta dell’elettronica a rendere il sound tanto stratificato. Pensiamo a certi Pink Floyd più psichedelici o a The Stooges o Soft Machine.
Poi arriva “You little doll” con questi effetti ridondanti ancora tanto psych rock(che qui è predominante rispetto alla canzone precedente) evocativo e mentale. Ritmica semplice e refrain ancora martellanti caratterizzano il pezzo. Fab Valley al cantato è tanto evanescente e la sua voce si perde in un turbinio di suoni sgargianti. Dopo la pausa di circa metà canzone arriva un climax inesorabile che ci spiazza completamente. “Seacide” presenta questo basso iniziale con suoni electro. Qui siamo nel viaggio più completo…Grazie all’elettronica(che la fa da padrone) e al cantato soffuso si trasmette un sound tanto “viaggiante”: ci troviamo come in una sorta di tunnel sonoro delle meraviglie…
“Pink pale toes” ripresenta questo basso all’inizio al quale si aggiunge chitarra e batteria in una marcia sontuosa. Ancora refrain tanto ammalianti pure qui. La produzione sonora, mix e master sono di alto livello e l’appeal, come avete capito, non manca grazie a refrain tanto ben congegnati accompagnati talvolta dai cori che completano il tutto. Quindi songwriting tanto buono. “Pink pale toes” è tra le migliori del disco senza dubbio con la sua verve a tratti “poppeggiante”, se possiamo permetterci questo termine. Stacco a metà pezzo tanto azzeccato come variazioni e e il noise arriva pure qui a farci compagnia come spesso succede nel disco in questione. Prima della fine di “Pink pale toes” arriva anche la “parentesi” orientaleggiante. Siamo portati in un altro mondo….
“Have you ever seen the light” ci presenta una ritmica 60’s, 70’s e qui torna il garage punk/proto punk e ci esaltiamo tanto perché il pezzo risulta tanto dinamico e i cori supportano l’incedere della canzone insieme alla batteria e al basso. Il solo di chitarra arriva inevitabile per rendere il tutto particolarmente figo. “Bodhi waves”, titolo che richiama sicuramente “Point break”, arriva a sfociare nell’ambient a tratti: quindi psichedelia e ambient che si fondono con tappeti sonori che inebriano la nostra mente e ci fanno “crollare” come succede a Johnny Utah.
Spesso in questa band non mancano incursioni sonore shoegaze o space rock. Il loro sound è un mix di generi “tosto” e tanto stupefacente da assimilare per il suo essere tanto eclettico.
“Slightly All Night” presenta sonorità roboanti. Qui il sound è massiccio ed invalicabile: si presenta a noi come una parete da scalare. Ed è la voce di Fab Valley che ci aiuta a farlo e a passare oltre…tanta distorsione, ma davvero tanta… “We’ll Let You Know” conclude il tutto con il suo estro ancora tanto evocativo. Qui come altrove pensiamo pure ad un certo Jim Morrison e ai suoi Doors. Questa canzone ti conduce alla fine di tutto, non solo del disco in questione. Dobbiamo solo incamminarci in questo trip desertico ed emozionante….“We’ll Let You Know” è l’imprimatur di questo disco e forse la migliore del pacchetto. Come si fa ad annoiarsi ascoltandola, come si fa a non innamorarsi di questa canzone?
Su system failure ci scegliamo accuratamente le band da recensire. Gli altri, senza offesa, finiscono nel cestino. Ogni band recensita per noi deve rappresentare un’esperienza indimenticabile che abbiamo provato, un rapporto di “mensturbazione” completo e raccontato.
Feel Spector per noi ha rappresentato un’esperienza estatica e conturbante allo stesso tempo. Avete mai sentito vibrare la vostra anima? Ascoltateli e vi assicuriamo che succederà!?!?
Sono una band che dimostra talento sotto tanti aspetti come già abbiamo indicato e la tecnica di certo non manca in questi ragazzi che sanno come offrire al pubblico un viaggio sbalorditivo…
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