ELOISA ATTI – “EDGES”

Uscirà il prossimo 23 febbraio per Alman Music e con il supporto di Strade Blu Factory il nuovo lavoro di Eloisa Atti intitolato “Edges”. Un disco di americana che mescola country, folk, blues, deviazioni jazz che sanno di legno e di polvere, ma apre anche squarci evocativi come cieli di pianura e s’intride di profondissime malinconie.

Un disco di americana ma all’italiana da parte di una sognatrice – così viene ritratta nella copertina della designer sarda Paola Cassano, come uno dei personaggi femminili del ciclo “Le Sognatrici” – che dopo aver attraversato la musica brasiliana, il progressive padano di un disco come “Penelope” e tributato l’omaggio a Billie Holiday di “Everything Happens for the Best” arriva ad un’opera che incrocia i suoni d’oltreoceano con un gusto melodico di casa nostra. Mentre i testi raccontano storie capaci di vibrare ancora sullo sfumare della musica. E’ un anomalo libro di racconti “Edges”, che lascia qualcosa d’importante a tutti, perché i sogni dei sognatori come Eloisa dicono cose vere, magari addolcite da una melodia e da una voce in seppia, ma portano una verità umana assoluta, come certe narrazioni di McCarthy o di Steinbeck.

Prodotto dalla stessa Eloisa Atti (per la prima volta produttrice di sé stessa), mixato a Tucson dal leggendario Craig Schumacher (Calexico, Devotchka, Neko Case) e masterizzato da Giovanni Versari (Grammy 2016 ai Muse per “Best rock album”), “Edges” raccoglie una serie di brani originali scritti in un arco di tempo di dieci anni, tutti da Eloisa tranne “Without you” e “Sleepy man” cofirmate da Marco Bovi.

Un disco acustico, dalla produzione essenziale e diretta, che si gioca le sue carte sulla forza emozionale del songwriting, deviando talvolta verso la musica anni ’50 (il primo singolo “Blue Eyes Blue”), l’esotismo di una pedal steel guitar (“Love signs”), il jazz (“The Rest of me”), addirittura il trip-hop (“The Careless Song”). Un lavoro suonato da una band fondamentale per ottenere una densa unità di sound, con la titolare all’ukulele, al piano e alla concertina, poi le chitarre di Marco Bovi, il piano e l’organo di Emiliano Pintori, il contrabbasso di Stefano Senni, la batteria di Zeno De Rossi. E le partecipazioni determinanti di Antonio Gramentieri alla chitarra (Don Antonio, Sacri Cuori), Thomas Heyman e la sua pedal steel guitar, Erica Scherl al violino e Tim Trevor Briscoe ai clarinetti, oltre a Enrico Farnedi e Riccardo Lolli ai cori e al maestro Michele Carnevali all’ocarina.

‘Edges – spiega Eloisa – è una parola inglese ricca di significato. Edges sono le estremità, i margini che racchiudono un’identità e al tempo stesso rappresentano separazione e contiguità tra mondi diversi, differenze drammatiche e vincoli indissolubili. Il mio disco parla di estremi, di limiti e di confini sotto diversi punti di vista.

Ci si muove dentro e fuori dai propri confini mentali, corporei, emotivi, in “Edges” per fare i conti con l’amore che finisce e la sensazione incantevole della rinascita. Ma anche col dolore e il rimpianto che rimangono dopo che qualcosa non è andato come doveva. Senza mai drammatizzare troppo, ma considerando il sogno come una dreamy land in cui cercare la propria verità. Perché in fondo “varcare i limiti è emozionante come un sogno”. E se lo dice una grande sognatrice come Eloisa Atti, c’è da crederle.

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