>>Dryseas – Dryseafication
Oggi vi parliamo di una band stoner metal dal nome Dryseas. Questa band è formata da Carlo Venezia (lead vocal, guitar), Olsi Dani (Drum, Percussion), Marco dell’Uomo (bass guitar, backing vocals) e Marco Schietroma (guitar, drum). Questa formazione è per i fans di band come Kyuss, Fu Manchu, Queens Of The Stone Age, Karma to Burn, Graveyard, Radio Moscow, Johnny Cash, Hendrix, Black Sabbath, John Lee Hooker.
Qui parliamo del loro Ep Dryseafication. System failure lo ha ascoltato varie volte e queste sono le nostre considerazioni a riguardo. Dopo un intro alquanto dolce e delicato come anche abbastanza “polveroso”, intro dal titolo Into the white desert, arriva Delicious, la quale ci introduce al sound di questa band che accoglie varie influenze: alternative metal, stoner, rock and roll, Blues, psychedelic rock. Delicious ci trasmette subito bordate irruenti e aggressive, ci offre subito evoluzioni sonore alquanto ammalianti. Qui l’influenza di band come Audioslave, Mastodon e Soundgarden è discretamente evidente.
Ecco allora I won’t make it out dal sound stoner e desertico: è qui che ascoltiamo anche l’influenza di Kyuss, band emblema dello stoner americano. Di certo intravediamo anche qualche striatura grunge in questa band assolutamente interessante.
Poi arriva la splendida Too late che ci ha fatto innamorare di questa band, pezzo di cui il video è stato ospitato tempo fa su System failure. E’ con questa canzone che assaporiamo tutta la profondità di questa band. Dryseas, con questo pezzo, ci ha fatto pensare ad Alice in Chains e ad un album da solista di Tony Iommi del 2000 dal titolo Iommi. Too late è esaltante, è emozionante e da sola vale tutto questo disco.
Rainy day arriva con strimpellate degne di nota. I colori a tratti oscuri che sa offrire questa band qui diventano cupi e tetri. Rainy day esprime tanta passione, tanto tormento, con onde sonore frementi. Altra band che pensiamo abbia avuto molta importanza sulla formazione di questa band sono i Melvins. Infatti, Dryseas mostra di avere un background musicale davvero ricco alle spalle. È una formazione tosta questa di cui parliamo, è una formazione che merita in pieno di essere presente su System failure.
The ballad of lost reason ci porta altra dolcezza e delicatezza come l’intro. E’ la classica ballad riflessiva e poetica che accoglie, però, anche bordate sonore di un certo effetto. Con la title-track Dryseafication si chiude il tutto. Anche qui c’è tanto spessore e profondità. Qui come altrove ci sembra di ascoltare anche qualcosa dei Nirvana. Nella title-track ascoltiamo assoli strabilianti, evoluzioni sonore stupefacenti.
Allora, avete capito, Dryseas ci piace un sacco. Consumiamo anche qui una bella “apologia dello “sporco”, come talvolta facciamo su System failure quanto incontriamo una band di tali fattezze. Qui lo “sporco” sembra proprio eccellere e donare corpo e sostanza a questa band che sa come fare per portarci tra le strade polverose e desertiche di un certo rock.