Claudio Conti – Garnet Dusk
Claudio Conti è un cantautore e musicista italiano. Le sue maggiori influenze derivano da folk rock e psichedelia sviluppatesi in California tra il 1966 ed il 1969 ma anche da band inglesi della stessa epoca quali Kinks, Bee Gees, Kaleidoscope e Fairport Convention.
Garnet Dusk è il suo terzo disco. E’ un album di migrazione e maturità. Coinvolge l’abbondanza di pensieri riflessivi creati da situazioni impermeabili ed inevitabili che la vita ti serve (o non) su un piatto d’argento. Garnet Dusk (tramonto granata) miscela il suono dell’oceano alla dipartita di una donna. Prova a catturare un incontro inusuale come le navi che passano lentamente nel vespro blu smaltato.Il misticismo dell’amore e dell’affetto riscoperto. La verità negli occhi dei bambini e la mancanza di considerazione da parte dei genitori. Garnet Dusk è un fuoco nel cielo che dura pochi istanti ma che concentra l’essenza delle intuizioni, il carpe diem. Poi arriva la notte con le sue ombre gloriose e le sue luci abbaglianti, una bobina per i poeti, un appuntamento segreto per gli insoddisfatti. System failure ha ascoltato Garnet Dusk e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.
Il disco comincia con l’intensa e solare Autumn Song dove troviamo un assolo di chitarra tanto emozionante. Verso la fine c’è anche la presenza di suggestioni psych rock abbaglianti. Segue Of nylon con il suo incedere incalzante e altre suggestioni psych rock. L’anima indie rock di Claudio Conti è anche troppo evidente. Una canzone sicuramente malinconica questa.
A reflection è una sorta di canzone “on the road” che potrebbe avere il suo meritato posto nella colonna sonora di tanti road movie, una canzone che mi ha fatto pensare a Love, gruppo rock psichedelico statunitense formatosi nel 1965 a Los Angeles. Stessa cosa per la successiva Enter The Door Of The Daughter. Questa canzone è proprio per sognatori, come la musica tutta di Claudio Conti.
I Never Saw Her Again è intima, sottile, soffice, delicata. C’è tanto lirismo in questa canzone. Qui ed altrove appuriamo la presenza di archi che conferiscono un tocco magico alla canzone. The Quiet Reign Of Thought parte con basso e percussioni ai quali presto si affiancano le chitarre. Entra il cantato e il tutto rapisce l’attenzione dell’ascoltatore per come è ben strutturato e per il fattore emozionale sempre presente nella musica di Claudio Conti. Come non pensare anche a Nick Drake ascoltando il nostro. In particolare mi viene in mente Day is Done di Nick Drake.
Dopo la poetica e toccante Yeasty March arriva Florence, canzone notturna e misteriosa. E’ qui che le impressioni psych rock si fanno avanti e sembrano generare un’atmosfera soffusa e crepuscolare, da film noir. Tra i migliori pezzi di questo album Florence. Poi arriva Ode To The Mews a riscaldare i nostri cuori hippie, che già sono in tripudio da quando abbiamo schiacciato il tasto play. Qui pensiamo ai favolosi The Byrds che tanto fecero sognare tanti giovani della “summer of love”.
Black woman è la classica canzone “battente” che porta la mente lontano grazie alle sue sonorità. Stesse parole possono essere usate per Blazing Lair e Sunken Aspects. L’ispirazione malinconica di Claudio Conti mi porta alla mente anche la malinconia trasmessa in alcune canzoni dei King Crimson. Aster, invece, è tanto evocativa e sembra mirare ad elevare il nostro spirito. Old Clouds Fell chiude l’album e anche essa è stupendamente evocativa oltre che splendida per la luce che emana.
Claudio Conti con Garnet Dusk tocca le corde del cuore o dell’anima di tanti suoi ascoltatori. La sua musica è toccante, terribilmente struggente. Questo artista sa come coinvolgere ed emozionare con sonorità non troppo arzigogolate, sonorità piene di profondità, sentimento, pathos. Ha appreso alla perfezione la lezione dei “mostri sacri” nominati sopra. È un figlio della “summer of love” oltre che un artista attento e scrupoloso che sa come dosare le sue qualità. Dopo aver letto queste parole di elogio correte ad ascoltarlo su Bandcamp…