Bonny Jack – Bone river blues

Voce, chitarra, gran cassa, rullante, per un viaggio fra sonorità blues, western e psichedeliche”.

Così si presenta a noi Bonny Jack, un blues man che sembra essere stato teletrasportato dalle nostre parti da un lontano passato, dalle rive del fiume Mississippi o da qualche bettola sperduta della Louisiana o della Georgia, da una foto bianco e nero o seppia sbiadita ma ruvida e piena di vita.

Nell’opener “Howlin’ in the night”(dedicata a Howlin’ Wolf uno dei maestri delle dodici battute) onde sinuose di chitarra su beat rigido arrivano a noi e rapiscono la nostra mente, la nostra immaginazione, tutti i nostri pensieri. I refrain sono davvero irresistibili talvolta preceduti o accompagnati da cori. Il beat quasi tribale ha un sapore desertico, sciamanico. Segue “Dead man’s chest”. Si continua con beat battente ed un cantato lievemente psych rock. Il tutto sembra essere tra blues, folk rock e country. Estro tanto evocativo in questa canzone. Stupendo il climax quasi ad uscita di canzone.

Poi arriva “Hoodoo house” con striature ruggenti che lacerano il nostro petto e la nostra anima. Melodia e sound ruvido sembrano trovare il loro giusto punto di equilibrio nella musica di Bonny Jack. Queste parole sono dettate dall’ascolto di “Hoodoo house”: una perla di questo disco che sembra una collana di perle, un’unica canzone ininterrotta creata come panacea per la nostra anima e il nostro corpo afflitti dalle quotidiane vicissitudini.

“Marv and Goldie” è una cavalcata sonora incredibile. Il brano è stato ispirato dal fumetto “Sin City” di Frank Miller. Qui il chorus, come tanto altro, suscita tanto appeal. Infatti, senza dubbio non manca l’appeal al disco in questione mentre produzione sonora e songwriting sono di alto livello. 83/100 a nostro parere. Fantastico il bridge finale di “Marv and Goldie”: chiude come una sorta di sigillo la canzone.

“Blue Morning Blues” trasmette un discreto romanticismo: una sorta di poesia blues intima e suggestiva. “Sweet Petunia” è l’unica cover di “Bone River Blues”: brano di Willie Baker scoperto per caso in una vecchia raccolta in vinile, un grande esempio della blues della Georgia. Qui siamo nel blues nudo e crudo di un tempo. Storia e tradizione che non potranno mai tramontare….Il viaggio di “Bone River Blues” si chiude con “Kathrina”, ballata dedicata a Katrina Van Tassel, la protagonista di “La Valle Del Sonno”, racconto di Washington Irving dal quale è tratto “Il mistero di Sleepy Hallow” di Tim Burton. Anche questa con cori, anche questa tanto lirica.

Il blues rappresenta l’afflato della libertà sotto forma di musica. Intere generazioni lo hanno adottato, fiumane di persone lo hanno ascoltato. Il blues trasmette sempre lo stesso fascino dei primordi. Bonny Jack con “Bone river blues” cerca di trasmetterci quel fascino con tutta la sua maestria, con tutto il suo talento di blues man ricercato. Egli cerca di far soffiare tra le nostre mura l’afflato della libertà con un’operazione intellettuale ardita, notevole, piena di pathos. Quando un lupo mannaro ammira la luna non può che trasformarsi e ululare. Noi quando ascoltiamo il blues di Bonny Jack dobbiamo per forza ridare vita alle forze irrazionali in noi sopite per troppo tempo, dobbiamo per forza ridare vita ai nostri sogni, alle nostre aspirazioni più nascoste, ai nostri aneliti.

Ultima considerazione da fare: il blues di Bonny Jack produce assuefazione, un blues con tutti gli attributi…Ascoltatelo come abbiamo fatto noi ed innamoratevi della sua musica….

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