>>WALTER GATTI E SUNNY WAR APRONO IL FESTIVAL DELTABLUES IL 23 GIUGNO 2017

L’apertura ufficiale del Festival Deltablues, dopo l’anteprima con i grandi successi per la crociera-concerto sul delta del Po di Treves-Gariazzo, e con i T.R.E..S Radio Express, oltre alla serata con Riki Massini e Clive Bunker, è affidata Venerdì 23 Giungo dalle ore 21.30 a Lendinara, a Walter Gatti e Michele Gazich, oltre all’astro nascente del blues americano, la giovanissima Sunny War.

Il weekend si chiude – Domenica 25 giugno, dalle ore 18,00 alle 21,00 – nelle piazze e vie del Centro storico di Rovigo con Deltablues & Jazz on The Road all’interno della Festa Europea della Musica, con la partecipazione di spicco del duo Washboard Chaz & Paul Venturi e band composte da diplomati del Conservatorio F. Venezze che collabora al progetto.

Appuntameto imperdibile per tutti gli appassionati il 30 giugno alle ore 18,00 dall’attracco dell’Isola di Albarella la seconda Deltablues Cruise con protagonisti Veronica Sbergia e Max De Bernardi.

La crociera-concerto nella zona del Delta del Po di Levante, costeggerà le lagune di Caleri e Albarella dove il Po di Levante incontra il mare. Anche questa Blues Cruise prevede un buffet con prodotti del Delta e del Polesine: Insalata di riso Carnaroli del Delta con verdure di stagione degli orti di Rosolina, soppressa e formaggi del Delta, insalata di radicchio IGP di Chioggia, salsa di peperoni, torta di carote degli orti di Rosolina, vino, acqua naturale e frizzante. Quota di partecipazione € 20,00 comprendente concerto, escursione in battello e cena a buffet.

Sunny War (Sydney Lyndella Ward) è una giovane artista, chitarrista e cantante, che incarna sia con la sua musica che con le sue vicende di vita una parte non sempre visibile ma importante della realtà sociale statunitense attuale, in particolare degli afroamericani. Nata da una madre single poco più di 20 anni fa, già all’età di tredici anni iniziare a suonare la chitarra e scrivere le sue prime canzoni originali. Ha alle spalle un’infanzia che si può definire non convenzionale, nomade tra il Colorado e Michigan fino ad approdare ancora adolescente in California dove inizia ad esibirsi “On the Road” per le strade di San Francisco e San Diego. Ma è a Venice Beach dove, risiede attualmente, dove diventa un icona dei performer del famoso lungomare, da li inizia a farsi conoscere e viene invitata a suonare in varie città degli Stati Uniti e in America Latina, Messico Brasile e Colombia.

Dotata di particolare tecnica chitarristica fingerpicking tipica dei suonatori di banjo ma in uso anche tra i chitarristi di blues acustico della tradizione, accompagna una voce malinconica ma allo stesso tempo rabbiosa che entra nel cuore di chi ascolta. Sunny è un autore blues, inconsueto per come normalmente si intende, ma lo è nel “vero” senso del termine, che sconfina nel folk-pop e punk. Nelle sue canzoni esplora aspetti personali della sua vita, della politica e della società di oggi con uno sguardo a volte dolce, a volte rabbioso sulla realtà americana in particolare mostrando le realtà sociali emarginate. I confronti con altri artisti non saranno mai sufficienti perché Sunny War suona in maniera completamente unica, sia come cantante che come chitarrista.  Descrivere il suo stile chitarristico, come fanno alcuni, come un mix tra banjo e claw-hammer style e in qualche modo è corretto, ma non completamente. Eppure altri si riferiscono a lei come una musicista del Delta del Mississippi, ma anche questo è riduttivo. Lei è unica. Non potete proprio incasellare Sunny War in una definizione. Suona alternando i motivi di basso tipici del blues e del folk degli Appalachi, ma resi più ruvidi e con tempi dispari,  oltre ad uno splendido finger-picking  sincopato e un ritmo quasi modale e entrante. Dopo l’extender play “Acoustic Sessions vol I” e il singolo “Careless Love” registra nel 2015 il CD “Worthless”  e nel 2016 “Red, White and Blue“, in gran parte con suoi componimenti originaliDi grande interesse è il parallelo progetto musicale “War&Pierce” che negli ultimi due anni porta avanti con l’armonicista e cantante Chris Pierce, con cui ha inciso quattro brani, che ancor più esprime con un sound accattivante e originale la cultura e la realtà delle popolazioni emarginate delle periferie e delle minoranze negli Stati Uniti attuali. Attualmente Sunny ha firmato un accordo di sponsorizzazione con le chitarre Gibson e stà  trattando per sessioni di registrazione con importanti case discografiche.

E’ il titolo del doppio spettacolo che vede protagonisti Valter Gatti che presenta il repertorio di dieci brani del CD «Southland». Ad esso seguirà il concerto del violinista Michele Gazich e Marco Lamberti tratto dal CD «La via del sale».  Gazich, che ha anche co-prodotto «Southland», si esibisce inoltre in alcuni pezzi con Gatti e la sua band per questo concerto ispirato al Southern rock-blues del Sud degli statese grande passione ispiratrice di Gatti
«Southland» Blues dal Sud degli States nel disco di Valter Gatti con i ritmi del Mississippi. La foto della copertina di «Southland» è un vecchio camion dei pompieri abbandonato in un campo di cotone. Valter Gatti l’ha scattata non lontano da Clarksdale, nel profondo Sud degli States, nel Mississippi. E non è un luogo come tanti: a poche centinaia di metri c’è l’incrocio tra due strade, la 61 e la 49, dove leggenda vuole che Robert Johnson vendette l’anima al diavolo per imparare a suonare il blues come nessun altro aveva mai fatto. Spiega Gatti: “il Sud degli Stati Uniti è il mio riferimento musicale e, come tanti ragazzi della mia generazione, ho sempre cantato, suonato e composto, ma l’idea di produrre un cd mi era sembrata lontana».  «Southland» è una «meditazione folk-blues» su vita e destino, amore e speranza, e ha pochissimo a che vedere con le sonorità italiane e tanto meno con le uscite discografiche del nostro Paese. Un disco di southern rock, composto, suonato e cantato da un padovano che l’anima non l’ha certo venduta, ma l’ha lasciata nel Sud degli States: Kentucky, Mississippi, Tennessee, Georgia, Illinois…

La via del sale” è lo spettacolo che porta sul palco il settimo CD omonimo di Michele Gazich, e comprende undici canzoni da lui cantate con voce sempre più intensa, vera e dolente, accompagnandosi col violino e con il supporto di Marco Lamberti alla chitarra e al piano, nonché con altri strumenti della tradizione popolare che mai hanno avuto cittadinanza al di fuori dei loro ambiti locali, come ad es. il piffero dell’Appennino (un oboe popolare dal suono dolce e potente) e la zampogna del Sannio. “Un tempo – racconta Gazich – il sale era prezioso come l’oro, e preziose erano anche le vie attraverso le quali veniva trasportato in tutto il mondo conosciuto: queste vie oggi hanno perso il loro senso originario e i luoghi che esse percorrevano sono abbandonati, quasi dimenticati.
Sopravvivono ancora, tuttavia, musicisti e strumenti tradizionali legati ai tempi che furono, quando la via era importante. Ho recuperato questi strumenti arcaici e li ho accostati al mio violino, alla mia voce e ad altre voci e strumenti decisamente contemporanei, perché non volevo realizzare un’operazione nostalgica e revivalistica”. 
Il tentativo, riuscito, è l’edificazione di un folkrock effettivamente italiano, risonante di strumenti folk realmente nostri e di melodie che rievocano la tradizione e la musica colta italiana e del mediterraneo, senza paura di contaminare i generi.

Valter Gatti, lodigiano trapiantato a Padova, giornalista di musica e di multimedia, ha lavorato a «Il Sabato», «King» e con le testate di Class editori, oltre ad aver collaborato con «Panorama», RadioRai, «Vogue», «Sette» del «Corriere della Sera». Si occupa di musica da sempre, adora il rock blues sudista, il gospel e il blues in tutte le sue sfaccettature, suona con emotiva partecipazione una Telecaster del 1976. È stato docente di scienza delle comunicazioni all’Università di Firenze, ha lavorato con Eros Ramazzotti, è tra i fondatori del Centro Internazionale della Canzone d’autore dell’Università di Bologna (promosso da Davide Rondoni e Lucio Dalla). Ha pubblicato Help! Il grido del rock (Itaca 2008) e Cosa sarà (Itaca 2009). Il suo blog musicale è www.risonanza.net. Scrive con continuità anche per il quotidiano on line ilsussidiario.net. Ha lavorato con RadioRai e per RadioUno attualmente conduce la rubrica musicale Help! Il grido

Michele Gazich è musicista, produttore artistico, autore, compositore, scrittore di canzoni. Attraverso le sue canzoni, Gazich è portatore di una visione totale della musica, insieme arcaica e contemporanea: come la sua voce, come il suo violino, strumento della più alta speculazione intellettuale, e al contempo fieramente popolare. Opera professionalmente nel mondo della musica dall’inizio degli anni novanta, attraverso significativi e ripetuti tour in italia, Europa e negli Stati Uniti. Numerosissime le collaborazioni: cantautori italiani e singer-songwriters statunitensi (tra cui Michelle Shocked a Mary Gauthier, da Eric Andersen a Mark Olson); orchestre; spettacoli teatrali; performances di poeti; colonne sonore cinematografiche; università e conservatori italiani ed esteri. Michele Gazich, ad oggi, ha collaborato a più di cinquanta album, e otto a suo nome. Artista sempre in viaggio, ogni anno più di cento concerti lo conducono in luoghi sempre diversi e sempre nuovi. Una dimensione di nomadismo artistico e di ricerca costante, che è diventata esistenziale. Michele Gazich, sempre con il suo violino: incarnazione contemporanea dell’ebreo errante.