La Janara si racconta a System failure

1) Benvenuti su System failure. Come prima cosa, da dove nasce il nome della vostra band?

Salve, e grazie. La Janara è una creatura tipica del folclore campano, una sorta di strega che conosce gli incantesimi, i culti pagani e i segreti delle erbe. Ogni regione ha un suo modo per chiamare le streghe o le donne con poteri magici, quello dei campani è questo. Come vedi, il legame della musica con la nostra terra è evidente fin dal nome.

2)Come vi siete conosciuti? Come si è formata questa band?

Io (il boia, chitarrista) ho conosciuto la Janara (la voce del gruppo) il 31 luglio del 2007. Da allora le nostre strade non si sono più divise e dopo ben dieci anni di esperienze musicali abbiamo dato vita a questo progetto definitivo. Rispondo a questa intervista esattamente 10 anni dopo il nostro fatale incontro.

3)Perché fondere Heavy Metal ed Hard Rock?

L’heavy metal e l’hard rock hanno delle origini in comune, l’uno è l’estremizzazione dell’altro. Le nostre influenze musicali sono molteplici, e vanno da Paul Chain ai New Trolls, da Lucio Battisti a Le Vibrazioni. Tutto ciò che senti, è frutto di un istinto compositivo inspiegabile.

4)Ora parliamo del vostro album omonimo del 2017. Parlateci della sua genesi….

Il disco ha avuto una genesi travagliata, posso dirti che è stato scritto, nella sua versione definitiva come appare sul disco, solo un mese e mezzo prima del giorno in cui siamo entrati in studio. Abbiamo arrangiato le canzoni l’estate scorsa, siamo entrati in studio a luglio del 2016 e in due settimane abbiamo registrato tutto. Il disco doveva uscire nel settembre scorso, ma io mi sono trasferito a Londra per un semestre, e abbiamo avuto modo di pubblicarlo solo quest’estate.

5)Quale canzone preferite di questo album?

Probabilmente Luce, il brano acustico che chiude il disco, che parla del viaggio della Janara dopo la morte, descrivendo il volo della sua anima nell’altra dimensione. È dedicata al nostro amico Giovanni, il nostro fonico morto prima della fine delle registrazioni.

6)Chi si è occupato del songwriting?

Io, tutto ciò che senti è uscito dalla mia Gibson. Dopo aver scritto le canzoni, le ho fatte ascoltare alla Janara in persona che le ha interpretato secondo la sua sensibilità e la sua incredibile voce.

7)Come nascono le vostre canzoni e i vostri testi?

Prendo la chitarra e comincio a suonare, ma solo quando sono stressato o particolarmente nervoso. L’elemento più importante delle nostre canzoni è la melodia della voce, per me il perno su cui poggia l’intera attività compositiva. L’intero album è un concept, ha una storia complessa al suo interno, storia di streghe, inquisizione e grande tragedia, elaborato dalla Janara. Molto spesso le parole nascono mentre scrivo il riff, cerco di trovare il giusto compromesso fra la melodia del riff e delle chitarre e la musicalità delle parole.

8)A quale città assomiglia la vostra musica secondo voi?

A nessuna città, direi ad una terra, piuttosto: l’Irpinia, l’area geografica compresa nella provincia di Avellino. Allo stesso modo assomiglia alla Basilicata, all’Abruzzo, al Molise, alle zone una volta abitate dalle civiltà Sannite, popoli di cui oggi si ignora il valore e la grandezza.

9)Dove vi vedete fra 5 anni?

A realizzare il nostro terzo album!

10)Su quale palco sognate di suonare?

In qualche castello medievale, longobardo o normanno, in formazione acustica o elettrica, non importa. Se dovessi scegliere un festival, invece, mi piacerebbe tornare al Basilicata Metal Fest, o salire al nord per poter portare la nostra musica ad un pubblico differente da quello abituale.

11)Con quale band vorreste collaborare in particolare?

Death SS, su tutti, e poi Il Segno del Comando, The Mugshots, Scuorn, o i Parodos. Il mio sogno sarebbe, però, che Paul Chain ritornasse al doom. Si tratta di un artista con cui collaborerei senza pensarci due volte.

12)Per finire la nostra chiacchierata un appello ai nostri lettori…perché ascoltare la vostra band?

Per me ogni volta che qualcuno si avvicina alla nostra musica è una grande soddisfazione. Non saprei perché dovrebbe farlo, probabilmente perché siamo l’unico gruppo rock che ha una forte connotazione territoriale, e narriamo leggende e storie che attraverso la musica possono arrivare a più persone possibili. E poi c’è una forte componente esoterica e horror, che ha sempre il suo fascino, specialmente coi testi in italiano…