Intervista a L’Ora X

1)Benvenuti su System failure. Come si è formata la vostra band? Parlateci di voi e del vostro percorso artistico.

Gabriele: Ciao a tutti! La band si è formata come side-project degli Yattafunk, di cui io e mio fratello Ilario facciamo parte e di cui entrambi stiamo gestendo attualmente un cambio di line-up per quanto riguarda l’intera sezione ritmica. Sottovoce doveva nascere inizialmente come un mio progetto solista, idea che ho velocemente abbandonato per dare vita ad una vera e propria band. Suoniamo da tantissimi anni e ci piace spaziare in tutto l’universo rock che sia hard, funk, heavy o alternative.

2)Potete parlarci del vostro background musicale? Quali band ascoltate? A chi vi ispirate?

Ilario: Siamo sostanzialmente dei metallari, cresciuti nell’era del nu metal, quando band come Korn o Limp Bizkit passavano su Mtv, cosa che ci ha abituati anche ad un approccio più pop. Naturalmente ascoltiamo anche cose meno mainstream. Abbiamo anche influenze differenti che spaziano dai classici del rock fino a cose più esotiche, data la nostra estrazione: il flirt di Gabriele con Lucio Battisti o il mio con i Daft Punk sono buoni esempi di questo fatto.

Gabriele: Si, siamo vittime degli anni novanta, gli anni della nostra adolescenza, gli anni dell’esplosione del nu metal che, almeno personalmente, mi ha investito alla grande e di cui ho ancora oggi una grande considerazione. Ma ascolto veramente di tutto, purchè sia di qualità. Rifiuto però totalmente qualsiasi cosa sia preconfezionata e scritta a tavolino per soddisfare i bisogni commerciali del mercato. E no, non sono contrario alle tribute band né penso che siano loro a “rubare” la scena a chi propone inediti.

3)Come è nata in voi la passione per la musica?

Ilario: Non è nata in noi. In realtà è più corretto dire che sia nata con noi, visto che, grazie a nostro padre, la musica è sempre esistita nella nostra vita, seppure in forma inizialmente passiva. Gabriele è stato più precoce di me in questo, comunque, che ho dovuto aspettare “Divine Intervention” degli Slayer per vedere la luce. Beh, oddio, la luce con gli Slayer magari non è la metafora migliore.

4)Come prende forma una vostra canzone? Parlateci del processo creativo alla base.

Gabriele: Dipende dal progetto. Per quanto riguarda L’ORA X, i brani di questo disco li ho scritti io in un momento particolare della mia vita, un momento che aveva bisogno di trovare uno sfogo. Ma solitamente, ed è sicuramente l’idea più vincente, i brani vengono scritti o a quattro mani con Ilario o partendo da una semplice jam con altri eventuali componenti, costruendo prima lo scheletro e poi dedicandoci con grande attenzione agli arrangiamenti.

5)Su System failure abbiamo parlato di Sottovoce, vostro ultimo disco. Come è nato? E’ stato difficile registrarlo? C’è qualche aneddoto particolare da raccontare?

Gabriele: E’ stato economicamente dura da registrare perché interamente prodotto da noi. In questo modo non c’è intralcio o modifiche obbligatorie ma bisogna mettere mano al portafoglio per godere di questa libertà. Siamo stati un mese intero vicino Parma, nei Real Sound Studio e abbiamo lavorato circa otto ore al giorno fermandoci solo per ora di pranzo. Un’esperienza meravigliosa che ricorderò sempre con immenso piacere. Il mastering, altro pezzo fondamentale per quanto riguarda la produzione, è stato poi affidato a Mika Jussila dei Finnvox Studios a Helsinki e ragazzi, cavolo che lavoro che ha fatto! Io ci sarò è invece l’unica traccia ad essere stata registrata in un altro studio, a La Spezia. Un aneddoto divertente? Ogni volta che sono in studio di registrazione o mi viene un gran mal di gola o la febbre per almeno un giorno. Animae è stata registrata con il mal di gola, l’avremmo cestinata e rifatta da capo in caso di pessima performance ma fortunatamente non è andata cosi. Io ci sarò invece con 38 di febbre, ma stessa “fortuna” di Animae.

6)Quale è la traccia di Sottovoce che preferite, quella alla quale siete legati di più dal punto di vista affettivo ed emozionale?

Gabriele: Animae è la mia preferita in assoluto, l’ultima di tutte le tracce ad essere stata composta e quella con il testo alla quale sono più affezionato. Poi aggiungerei Non è Francesca, la cover di Battisti. Stravolgerla e renderla un mix tra Korn e Sepultura mi fa venire sempre voglia di ascoltarla decine di volte.

7)Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe secondo voi? E se fosse un cocktail?

Ilario: Gabriele direbbe qualcosa di più urbano anni novanta, con la tipica irruenza di questi. Io, che sono un fanatico della fantascienza, qualche luogo iconico del genere, con il contrasto fra l’umanità e la disillusione caratteristiche del cyberpunk. Facciamo New York del 1997 di John Carpenter, così ci mettiamo sicuramente d’accordo. E i cocktail sono da ragazzine adolescenti in vacanza al mare con i genitori. Noi beviamo solo birra.

8)C’è un filo rosso che lega tutte le vostre canzoni?

Gabriele: Sottovoce parla d’amore, in tutte le sue forme. E’ questo che lega tutte le tracce. Che sia amore per una situazione, per una sana rivincita, per la terra d’origine o che sia amore che faccia un po’ male, ognuno può rispecchiarsi almeno in una delle songs presenti nell’album.

9)Quale è la vostra massima aspirazione come band? Dove vi vedete fra 5 anni?

Gabriele: La verità è che sognare in grande ormai lascia il tempo che trova. Abbiamo e continuiamo a percorrere un sentiero che già sappiamo non porterà a chissà quali risultati. Ma se fossi nato con la sola voglia di riflettori, probabilmente avrei buttato ogni distorsore e avrei intrapreso tutto un altro tipo di percorso. Preferisco vedermi “costretto” ad un secondo lavoro però piuttosto che schiavo del politically (o meglio musically) correct che ormai da anni affligge il mondo della musica, sopratutto qui da noi. Tra cinque anni comunque vorrò avere ancora la mia chitarra tra le mani, qualsiasi strada o progetto si presenti davanti.

10)Su quale palco, italiano o straniero, sognate di suonare?

Ilario: Su qualsiasi palco ci facciano suonare, basta che ci siano abbastanza amplificatori. E abbastanza groupie. Scherzi a parte, sarebbe meraviglioso uno dei grandi festival estivi, mi va bene pure ad orario “scarico salsicce”. Anche se personalmente ammetto di preferire i piccoli club sangue e sudore. Sono ambienti più punk nello spirito.

11)Con quale band o artista indipendente vorreste collaborare?

Ilario: Devin Townsend! E’ il mio eroe. Un canadese pazzo in grado di passare dal pop al death metal, dotato di un talento e una personalità pazzeschi. Ascoltare “City” e “Alien” degli Strapping Young Lad è un’esperienza mistica per me, un po del tipo “colonna sonora della mia testa”. Il caos e la serenità dello spirito.

Gabriele: Cantando in italiano, mi piacerebbe veramente qualche collaborazione con qualche artista di valore su tracce comunque alternative metal. Sarebbe un bellissimo esperimento, non so, collaborare con Sasha Torrisi o Samuele Bersani o ancora addirittura Maurizio Vandelli. Sarebbe veramente fico farli cantare su una base piena di chitarre accordate in Drop C. Passando invece alla lingua internazionale, adoro gli italianissimi Extrema di Tommy Massara, da sempre.

12)Per finire, un consiglio ad una band che sta muovendo i primi passi nel mondo della musica.

Gabriele: Beh, decidete cosa volete dalla vita. Fare quello che vi pare o seguire le mode. In entrambi i casi ci vorrà sacrificio, le persone verranno ad ascoltarvi, ad intervistarvi, a chiedere se avete pubblicato almeno un disco dopo anni e anni di delusioni e gavetta. Tutto subito, come vorrebbero farci credere, non esiste in nessun campo, figuriamoci in musica. Ma il sudore paga, paga sempre. Qualcuno un giorno scarterà il vostro cd o scaricherà la vostra musica e vi scriverà un messaggio su una delle vostre pagine ufficiali per congratularsi con voi. E sarà il miglior compenso di tutta la vita!